Amore tra i cipressi – di Matelda Novelli

Eccolo!
«Sì, è qui anche oggi. Il rombo è inequivocabile. Fammi vedere. Eh, è recente anche per lui la cosa» ho pensato quel giorno.
È ormai quasi un mese che ci troviamo lì quotidianamente. Mi guarda. Lo guardo. Sembriamo due ragazzini timidi innamorati. E invece i nostri anni ce li abbiamo tutti e due e innamorati, almeno io, no davvero. È un omino che non sposta neanche l’aria quando si muove, e a me sono sempre piaciuti uomini di sostanza.
Devo cambiare tecnica, se no va a finire che crede lo voglia concupire con queste occhiatine di sottecchi. Quasi quasi gli rovescio la brocca dell’acqua sui piedi. Può succedere, no, che a una caschi la brocca dell’acqua mentre sistema i fiori nella vaschetta sulla tomba del marito. Così siamo costretti a parlarci e sgombriamo un po’ il campo da possibili equivoci. Infatti io lo voglio conoscere, ma non perché mi piace. Cosa vuole lui da me non lo so.
Poi, quel giorno è successo l’imprevisto: è entrato sotto l’arco dove sono le tombe e, quando mi è stato accanto, mi ha detto:« «Buongiorno signora».
Ho risposto col sorriso minimo prescritto dalla buona creanza e ho aggiunto subito: «Anche lei amante della moto? Io, da giovane, ci ho girato il mondo e la passione è rimasta intatta, come succede a tutti, credo».
Mi ha risposto con un sì senza grande emozione e intanto guardava il mio gatto accoccolato nel trasportino ai miei piedi. Perché Lina non vuole restare sola in casa, quindi la porto sempre con me. Il cimitero poi le piace molto, perché le lascio fare anche una sgambata. Tanto, quando la chiamo, torna subito.
«Lei è davvero fortunata ad avere un gatto così intelligente, affettuoso, umano nell’accezione più nobile del termine. Lo posso accarezzare?»
Lina adora le coccole, quindi gli ha fatto anche« frrrfrrrfrr».
L’ho liberata. E’ schizzata via felice, mentre lui se la godeva come un’apparizione divina. Intanto io guardavo la sua moto, tutta cromata , con piccoli inserti di mogano, lucida in un modo quasi insano. Mi sono fatta coraggio e gli ho detto che avrei voluto farci un giro, ma non come passeggero trasportato.
«Quando vuole, se lei mi permette di giocare col suo gatto».
Figuriamoci se gli dicevo di no! Gli dico che può venire a cena da noi l’indomani. Lo informo che sono molto sobria nel mangiare: piatto unico di carboidrati a mezzogiorno e proteine con verdura a cena. Gli va benissimo tutto, a patto che gli consenta di ricambiare, dopo. Non sa cucinare lui, quindi mi invita al ristorante, per la cena successiva, naturalmente dopo essere passato da casa mia per godersi il gatto. Ormai è diventata quasi una regola; una cena da me e una fuori.
Io intanto, ho fatto diverse uscite con la sua motocicletta. È uno spettacolo, potente, equilibratissima, obbediente come un cagnolino. Me ne sono innamorata davvero. Quasi quasi mi sposo il suo padrone. Facciamo un affare tutti e due. Conosco matrimoni fondati su motivi molto più futili.

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